lunedì 20 dicembre 2010

Prove tecniche di regime

Un sentito ringraziamento a Maurizio Gasparri per la sua idea dell’arresto preventivo. Viviamo in un’epoca di grandi incertezze. La conferma della sua idiozia (e ignoranza) rende tutti un po’ più tranquilli: in un mondo che cambia così in fretta, c’è qualcosa di immutabile. Una consolazione.

Si potrebbe sottolineare il retrogusto fascista della sua affermazione: arrestare per un reato non ancora commesso è equivalente ad un processo alle intenzioni… ma si parla di Maurizio Gasparri. La sua affermazione merita l’assoluzione perché pronunciata da un individuo chiaramente e inequivocabilmente incapace di intendere e di volere.

Ciò su cui non si può dare assoluzione invece è il vero scopo che si cela (e neanche tanto) dietro le bizzarre affermazioni che si sono succedute in questi giorni dal 14 dicembre in poi.

La pretesa di La Russa ad Annozero di tappare la bocca agli studenti, l’accordo tra Maroni ed Alemanno per allargare la zona rossa ed intensificare la militarizzazione del centro di Roma in vista della manifestazione di mercoledì, le polemiche sui rilasci degli studenti fermati culminati nell’invio di alcuni ispettori di Alfano al Tribunale di Roma, l’idea di Mantovano di applicare il DASPO ai cortei politici sono tutte idee malsane e assolutamente improponibili che oltre a violare in maniera vergognosa i principi basilari della Costituzione, servono a questo governo a crearsi un alibi.

Non sono altro che squallidi tentativi di esacerbare ancora di più gli animi di quella grande fascia degli studenti che pur non avendo partecipato alla violenza non è riuscita a condannarla, nella speranza che mercoledì le violenze si ripetano e magari con maggiore intensità, con più danni e meglio ancora se ci scappa un morto.

Perché così l’attenzione si sposta sulla violenza dei giovani, sull’odio della sinistra e si dimentica l’incapacità di un intero governo, si bypassa l’approvazione di una riforma che distrugge la cultura e il sistema dell’istruzione italiano ma soprattutto si raggiunge un altro obiettivo che sta più a cuore ad un governo capeggiato da un aspirante dittatore: l’eliminazione del dissenso.

Controllando, impedendo, sabotando le manifestazioni, questo governo può crearsi l’illusione dell’approvazione, può evitare che nel resto del mondo si diffondano le immagini di un popolo che esplode contro i suoi soprusi.

Questo è l’ultimo attentato alla democrazia.

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