A Mirafiori vince il sì. È la vittoria del ricatto sulla giustizia, la vittoria della paura sui diritti, la vittoria della crisi sulla possibilità di un futuro migliore. Come analizzare le ragioni della seppur stentata vittoria del sì? Innanzitutto, c’è la scelta di chi si è sentito messo con le spalle al muro, preso per il collo e ha ceduto, forse pensando che “poco e male” è meglio di niente, forse pensando che se Mirafiori avesse chiuso non avrebbe potuto garantire un futuro alla famiglia. Ipotesi triste, magari macchiata di codardia, ma assolutamente non passibile di critica. Poi è stato determinante il voto di coloro che trarranno un vantaggio economico concreto dal nuovo contratto, vale a dire i reparti che svolgono il turno di notte in modo continuativo. E infine un “grazie” sentito il negriero Marchionne lo deve porgere ai colletti bianchi: 421 sì, 20 no. Circa il 95,5% degli impiegati è favorevole a un contratto le cui condizioni simil-schiavistiche non li riguardano. Grazie all’ovvietà (ndr, il lettore può sostituire “ovvietà” con l’esclamazione che preferisce).
È allora è anche la vittoria della borghesia sulla classe operaia. Ancora nel 2011. Come nel 1980, proprio a Mirafiori, quando la marcia dei quarantamila colletti bianchi segnò una sconfitta storica nelle lotte sindacali. Anche quella fu una vittoria della borghesia sulla classe operaia.
L’impressione di fondo che si coglie osservando queste vicende e accostandole al panorama politico degli ultimi anni è che il mondo in realtà non vada avanti ma indietro. Controllo totale dell’informazione, utilizzo della propaganda mediatica per scopi politico-personali, lussi e privilegi della classe dirigente pagati dal popolo, il mondo in mano a pochi ricchi potenti, diritti umani spesso cancellati e ignorati? È questo il terzo millennio? O è un vergognoso miscuglio tra fascismo ed Europa pre-rivoluzionaria?
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