venerdì 4 febbraio 2011

Se non ora quando? Il 13 febbraio Mobilitazione Nazionale delle Donne Italiane

Ci sono infiniti modi di essere donna.
Si può essere donna scegliendo di dedicare la propria vita alla casa e alla famiglia, si può scegliere di investire tutto nella carriera, si può cercare di conciliare le due cose, sfruttando alla goccia ogni attimo della propria giornata. Si può essere donna sottraendosi a questa scelta bipolare, vivendo la propria vita aldilà dell’opposizione casalinga-donna in carriera.
Ci sono donne che salvano vite, donne che insegnano, donne che scrivono, donne che cucinano, donne che servono da bere, donne che progettano case, donne che scrivono sentenze, donne che fanno le pulizie, donne che guidano tram, donne.
Si è donne quando si ha un bel culo, e quando si ha un gran cervello.
Una donna che fa la modella vale quanto una donna di scienza.
Si è donne in un universo infinito di modi.
Ma c’è un momento in cui questo paradigma si incrina.
È quando essere donna equivale soltanto ad avere un corpo da utilizzare come merce di scambio
È quando si diventa complici di una mentalità materialista che sostituisce il corpo alla cultura, i favori sessuali alla gavetta.
È quando accettiamo senza indignarci che qualcuno possa sfruttare la bellezza e l’intelligenza delle donne, in un sistema di favoritismi e raccomandazioni vergognoso.
Tutto questo lede la dignità di milioni di donne che ogni giorno portano avanti una famiglia o l’intero Paese, tutto questo svilisce i sacrifici di milioni di donne che ogni giorno lavorano, studiano, lottano. Eppure tutto questo avviene, ogni giorno, sotto i nostri occhi.
Sembra che quest’Italia non sia più un paese per donne, ma il regno privato di papponi dalla dubbia moralità.
Ma in questo decadimento morale e culturale, si levano le voci di chi si oppone a questo modello.
Il 13 febbraio scendono in piazza le donne che non si lasciano usare da questo sistema “mignottocratico”, che vogliono difendere la propria dignità di donne. E in piazza accanto alle donne ci saranno anche gli uomini che condividono quest’idea di femminilità, come valore inestimabile e non bassamente quantificabile in termini di denaro, poltrone, ruoli televisivi.
Tutti insieme in una danza metaforica spontanea e armoniosa, diametralmente opposta al famigerato bunga bunga. Una danza sulle note mai stonate del rispetto, dell’amore, del decoro, dell’onestà.
Non lasciamo che questa occasione vada sprecata.
Donne, è arrivato il momento di dire chi siamo e cosa non saremo mai.
Uomini, è arrivato il momento di dire chi volete al vostro fianco.
Italia, è arrivato il momento di dire “basta”.





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