venerdì 18 marzo 2011

Carnevale Tricolore – Ecco perché non mi sento italiana.


Smesse le bandiere tricolori, tolte le mani dal petto, gli inni si affievoliscono fino a diventare un debole sussurro. E quel patriottismo a buon mercato, preso all’ultimo momento coi saldi di fine stagione finisce in fondo ad un cassetto.
Bentornati Italiani! Benedetto qualunquismo, bentornato!
Ora sì che riconosco il mio Paese e la mia gente. Siamo noi, con l’autoradio sotto il braccio nascosto dentro la Gazzetta dello Sport, siamo noi che uccideremmo un arbitro venduto e poi lasciamo che centinaia di uomini corrotti e corruttori decidano delle nostre vite, senza non dico incazzarci, ma nemmeno accorgercene! Siamo noi, veline per una stagione, puttane da parlamento.
Eccoci qui, italiani che ieri sventolavamo il tricolore senza avere la più pallida idea di cosa accadde il 17 marzo 1861, o ‘60… o forse era il 1848?!?
Vittorio Emanuele I, II o III… ma che vuoi che sia? Tanto erano parenti…
E nulla sappiamo di cosa fu l’Unità, cosa si unì, chi furono i cacciati e chi i cacciatori, chi ebbe gli onori e chi gli oneri di questa impresa.
Ma ieri era il giorno della festa!
Eccoci allora qui in prima fila, italiani che giochiamo a fare i RIS sul caso Scazzi, che secondo noi quello che ha ucciso Yara non lo prenderanno mai, e chi se ne frega se a Roma decidono di giocare con le nostre vite, come si fa con le bocce di un biliardo, approvando una legge come quella sul nucleare… e track…buca!
Oggi mi sento più italiana di ieri, perché so che questo tardivo Carnevale quaresimale, in cui si è giocato a fare i Garibaldi e i Cavour e i Mille per 24 ore sono stati i Milioni, è finalmente terminato. 
Magari tra nove anni giocheremo al 150° della Breccia di Porta Pia, tutti vestiti da bersaglieri correndo per le strade della Capitale, invasati e posseduti dallo spirito del generale Cadorna.
Spero nel frattempo di essere emigrata in luogo abbastanza lontano in cui le televisioni italiane saranno bandite, perché lesive della dignità (e dell’intelligenza) degli spettatori.
Cara Italia, ma mentre spegnevi le 150 candeline l’hai espresso il tuo desiderio?
A me pare di immaginarlo: che il tuo popolo, che hai visto ieri così commosso nel commemorarti, apra gli occhi, spenga le tv e ricominci a lottare per restituirti quella dignità e quel prestigio che ormai hai perso. 


Rita N.

1 commento:

  1. Si, stai fresca ...;0) Bisogna credere che sia importante poter dire: non col mio consenso! E per questo continuare a credere nella patria. Che non è questo Stato di cui giustamente parli.
    Ma lo Stato Italiano ormai è talmente putrido che se davvero dovesse riprendersi ci sarebbbe da credere nei miracoli ...Hai visto mai?

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