lunedì 7 marzo 2011

La cena dei cretini.


Riflettendo sulla situazione politico-giornalistica (ahimè non v’è altro termine davanti a siffatti attuali intrecci) mi viene in mente un film francese un po’ datato, La cena dei cretini (1998), nel quale un gruppo di intellettuali invita a cena ogni mercoledì sera un uomo ritenuto stupido per riderne sadicamente durante l’intera serata.
Continuo a guardare il Tg1 con lo stesso sadico cinismo con cui la domenica pomeriggio non cambio canale quando Il tenente Colombo viene interrotto dal Tg 4 di Emilio Bunga Fede.
Sono i miei ospiti del mercoledì sera!
Non c’entra nulla il bisogno di informazione. E’ lo stesso motivo per cui vado sull’home-page del Giornale (non pagherei mai per una simile schifezza) per leggere che “I pm guardoni si eccitano guardando le foto delle nuove Salomè”. Rischio che il mio click sull’ilare pezzo venga registrato (è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo) e vada a contribuire a far crescere il numero dei lettori pur di farmi quattro grasse risate. Di quanto sadismo pecco nel fare ciò? E davanti a un intero servizio del MinzoTg in cui si chiede a Travaglio di rinunciare alla prescrizione in nome di una ritrovata coerenza e professionalità? Sarà la faccia di Facci? O la parola coerenza pronunciata da un giornalista (mi scusino gli spiriti di Biagi e Montanelli se uso questo termine) di Libero?
Che soddisfazione poter ridere delle scempiaggini lette e sentite. Ma poi arriva il momento del dubbio. In quanti siamo a riderne? E quanti invece nella più assoluta buona fede hanno dato a questi organi di disinformazione un’immeritata dose di autorevolezza? E se la gente fosse convinta che quello che questi signori raccontano sia la verità? Allora forse sono dei geni: sono riusciti a costruire una realtà virtuale diametralmente opposta a quella reale.
Ma quanti Umberto Eco ci vogliono per costruire un mondo semioticamente alternativo a quello che io reputo reale?
E allora devo fare un passo indietro… mi sembra di sentire qualcuno ridere sarcasticamente alle mie spalle: ma vuoi vedere che sono io, siamo noi Italiani, gli sfortunati invitati a cena del mercoledì?

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