martedì 29 marzo 2011

Sbarchi e clandestini: perché il razzismo non è una soluzione



Le rivolte del Maghreb e l’attuale guerra in Libia stanno mettendo il nostro Paese di fronte ad una situazione complicata e disperata. Migliaia e migliaia di migranti abbandonano il loro paese per cercare una speranza in Europa, ma di fatto l’Italia è da sola: la comunità internazionale sembra fare orecchie da mercante, la Francia respinge i migranti al confine di Ventimiglia.
Di fronte ad una situazione caotica e apparentemente priva di vie d’uscite, l’unica risposta che sembra avere la meglio è impregnata di odio razziale e xenofobia. L’aggressione di un abitante di Lampedusa da parte di alcuni tunisini che stavano rubando in casa sua sembra confermare il teorema. Loro cattivi, noi buoni. Noi vittime, loro carnefici.
Da più parti si ripetono vuoti ritornelli, secondo i quali i nostri nonni, quando emigrarono in cerca di fortuna, verso la Svizzera, la Germania, gli Stati Uniti, andavano a lavorare, mica come questi qui. E certamente è vero che i nostri padri migranti per il mondo in cerca di fortuna, andavano a lavorare. Almeno la maggior parte, perchè poi ci furono anche quelli che la fortuna se la crearono in modo diverso, iniziarono a delinquere, esportarono nei paesi che li avevano accolti le organizzazioni criminali della madre patria, prima fra tutte la mafia, nè è verosimile credere che nessun emigrante italiano abbia mai rubato, picchiato o ucciso qualcuno.
Tutto questo non per dire che siamo tutti cattivi ma solo per ribadire che gli uomini sono tutti uguali: onesti o disonesti solo in base alla propria personale inclinazione, non certo per razza, colore o credo politico. Da quando gli sbarchi sono aumentati, quanti altri incidenti si sono verificati? Ma non sono all'ordine del giorno furti, violenze, stupri e omicidi commessi dai nostri connazionali? Cosa ci dà il diritto di sentirci migliori? Forse un pugno sferrato da un nordafricano fa più male di un pugno proveniente dalle nostre italiche, nobilissime mani? La Francia che respinge i clandestini compie un gesto ignobile, aggravato dalla facilità con cui si è lanciata nell'attacco alla Libia.
Non bisognerebbe sentirsi dei fessi ad accogliere nel proprio paese chi sta solo inseguendo l'idea di un futuro migliore, che sia esso un clandestino o un legittimo richiedente asilo. E non dovremmo permettere che la vuota retorica e l'iperbolica attenzione di un episodio, portino alle conclusioni che una certa demagogia spicciola vorrebbe che traessimo.
Gli errori di pochi non dovrebbero interessarci più degli errori dei molti che stanno a guardare quello che succede senza prendere provvedimenti seri.
Molto più grave di un orologio rubato e di un pugno sferrato è l'incapacità della nostra classe politica e dell'intera comunità internazionale nell'affrontare un'emergenza che è primariamente umanitaria. Nessuno ha il diritto o merita di soffrire, sia che questo avvenga nel proprio paese o in quello in cui si arriva.
Perchè invece di cadere nella trappola della xenofobia e del razzismo, non cerchiamo di guardare questa situazione da un altro punto di vista? Perché non invochiamo leggi, aiuti economici, proposte concrete? Piuttosto che fare muro contro l’ennesimo barcone, bisognerebbe far muro contro un governo inerme, che guarda la situazione senza far nulla, sperando forse che l’odio risolva da solo la situazione.

Cos'è rimasto oggi del Partito dell’amore che vince sull’odio? Verrebbe da pensare che sia andato a puttane.





Rita N

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