Il 12 e 13 giugno Parole Corsare dirà SÌ per dire no alla legge sul legittimo impedimento.
Dopo la bocciatura di anticostituzionalità del Lodo Alfano, esponenti di punta del Pdl (parliamo di principesse del foro del calibro di una Michaela Biancofiore, prima firmataria) sono stati promotori di un disegno di legge che ha stabilito che, per il solo fatto di essere membri del governo, il Presidente del Consiglio e i suoi ministri hanno il diritto di non comparire in tribunale per un totale di un anno e mezzo.
Sebbene la legge avesse un carattere provvisorio di diciotto mesi (giusto il tempo di fare una legge costituzionale che dia il “Liberi tutti”), la Corte Costituzionale, trovandosi davanti quello che più che un disegno è uno “scarabocchio” di legge, ha dato qualche sonora sforbiciata.
Sarà infatti il giudice, e non l’imputato, a decidere caso per caso se c’è un impedimento e se questo è legittimo.
Questo vuol dire che il Referendum è inutile? Che c’ha già pensato la Corte Costituzionale a bocciare la legge?
Niente di più sbagliato.
Ci sono almeno due ragioni per abrogare questa legge.
La prima è sicuramente che la legge deve restare uguale per tutti e che non ci sono persone più uguali di altre. In linea di principio, chi ha procedimenti in corso non dovrebbe nemmeno governare, ma siamo in Italia, sic! Siete stati eletti nonostante i procedimenti in corso? Almeno dimostrate in aula la vostra innocenza!
La seconda ragione è che in questa sua nuova versione, la legge avrà il solo effetto di aprire un contenzioso infinito tra giudice e avvocati, a colpi di ricorsi e controricorsi sulla decisione presa, che comunque paralizzerà i processi. Alla faccia di chi li vuole brevi!
E poi c’è una macro-ragione per cui andare a votare, che ha a che fare con l’essenza stessa del Referendum.
Viviamo in tempi democraticamente bui. Intrecci di potere economico e politico gravano sulle nostre libertà fondamentali. I nostri rappresentanti non ci rappresentano più, sono espressione di liste elettorali composte sulla base di principi sconosciuti. O quanto meno non “strettamente” politici (decisioni prese davanti al palo di una lap dance con in mano una lattina di coca cola rigorosamente light non possono essere considerate politicamente rilevanti).
Attraverso il voto referendario possiamo tornare ad essere “protagonisti” della cosa pubblica. È un’occasione unica per il popolo di esprimere la propria volontà, uno strumento di democrazia diretta al quale troppo spesso si è rinunciato.
Il raggiungimento del quorum avrebbe il significato di una forte presa di coscienza in nome di quel principio di sovranità popolare, sancito all'art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana.
In ultima analisi, andare a votare è un modo per dire basta a questo modo di governare ad personam.
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